MONUMENTI E ARCHEOLOGIA
IL PALAZZO CORVAJA
Urbanisticamente qui, al tempo greco, sorgeva il centro sociale della polis, l’agorà; poi i romani qui progetteranno e costruirono il loro foro, nel nucleo vitale della città. Gli arabi, abbattendo tutto il preesistente, edificarono una torre, che ricordava la loro sacra “Al Ka’ Bah”, il dato che rappresenta il centro della religione musulmana alla mecca, e disposero questa fabbrica, orientata secondo i quattro spigoli della tradizione araba.
Nel 1209, Don Juan de Thermes accompagnò in Sicilia la regina Costanza d’Aragona, prima moglie di Federico II di Svevia, assieme a 500 cavalieri, che costituivano la dote della regina. Federico II donò a Don Juan de Thermes la torre araba, al quale lui aggiunse un secondo corpo di fabbrica, sulla sinistra, chiamata oggi la Sala del Maestro Giustiziere, poiché egli qui esercitò la sua carica di Maestro Giustiziere. La parte più ampia, sulla destra entrando nell’atrio del palazzo, fu edificata nel 1410, per ospitare i lavori del Parlamento Siciliano del 1411. I lavori di edificazione furono organizzati da Antonio de Thermes, governatore della camera reginale della regina Bianca di Navarra, vedova di Martino il Giovane. Nel 1411 pertanto, a Taormina, nella sede di Palazzo Corvaja, iniziarono i lavori diplomatici per l’elezione del nuovo sovrano che doveva cingere la regale corona di Sicilia. Qui, nell’estate del 1411, i tre bracci parlamentari ( demaniale, ecclesiastico, baronale) si incontrarono, non elessero però il nuovo sovrano, anzi, proprio qui iniziò l’epoca del vicereame spagnolo di Sicilia, che tanto turbamento avrebbe portato nell’isola tutta. In quale considerazione era tenuta la nostra città nell’antichità per avere il privilegio di ospitare tale e tanta nobiltà? e per così elevate finalità diplomatiche! Nel XV secolo il palazzo passò ai Rosso di Cerami che lo tennero sino al XVI secolo, trasformandolo in edificio residenziale. Quindi una torre araba, una sala trecentesca ed un salone quattrocentesco, conglobati lun l’altro a formare un volume unico e compatto, che si conclude in sommità con una merlatura regolare ma diversa nelle varie parti dell’edificio.
Sui tre lati esterni che guardano l’antica via Consolare, ora Corso Umberto I, l’edificio, snello ed elegante come una donna che sa di essere bella, mette in mostra magnifiche bifore e trifore, esibisce una fascia marcapiano di rara bellezza, realizzata in pietra bianca di Siracusa e nera pomice lavica dell’Etna, che testimonia le capacità artistiche ed artigianali dei costruttori locali. Nella parte mediana di questo fregio marcapiano, su tutti e tre i prospetti del palazzo, incisa su una larga fascia, intarsio di pietra calcaree e pomice nera lavica, una lunga scritta latina a grandi lettere gotiche, chiusa agli angoli dagli stemmi del nobile Casato dei de Thermes: essa richiama alle quattro virtù cardinali.
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